Diete e benessere

Tiroide e peso corporeo: l’ipotiroidismo fa ingrassare? Il legame nascosto


Il legame esistente tra aumento di peso e tiroide

Dietro a qualche chilo di troppo può nascondersi una tiroide che non funziona a dovere. Scopri come la ghiandola a farfalla regola il nostro metabolismo e come possiamo aiutarla a funzionare bene.

In che modo la tiroide regola il peso corporeo? 

La piccola ghiandola endocrina situata nella parte anteriore del collo ha il compito di produrre gli ormoni tiroidei, la tiroxina (T4) e la triiodiotironina (T3), che svolgono un ruolo chiave nel regolare diverse funzioni del nostro organismo tra cui:

  • il metabolismo di grassi, zuccheri e proteine
  • la temperatura corporea
  • la fertilità femminile e la gravidanza
  • la modulazione della frequenza del battito cardiaco
  • lo sviluppo della muscolatura e la crescita corporea

Gli ormoni tiroidei agiscono sul metabolismo, cioè il modo in cui il nostro corpo utilizza l’energia derivante dei cibi che mangiamo. Nel caso di ipotiroidismo la tiroide non produce ormoni in quantità sufficiente e questo rallenta le funzioni corporee, incluso il metabolismo. Quindi puoi dare la colpa alla tiroide se ingrassi? Non esattamente e vediamo perché.

Ipotiroidismo e aumento di peso

L’ipotiroidismo è un’infiammazione cronica della tiroide che coinvolge soprattutto le donne dopo i 35-40 anni. Le cause più frequenti sono la carenza di iodio, farmaci o terapie che alterano la funzionalità della ghiandola, e la tiroidite di Hashimoto. Questa patologia autoimmune, provocata da un’erronea risposta del sistema immunitario che distrugge le cellule della tiroide, colpisce chi soffre già di altre patologie autoimmuni (come la celiachia e il diabete di tipo 1) o ha una predisposizione genetica.

Per verificare la funzione tiroidea si effettuano specifici esami del sangue ed eventualmente un’ecografia. La presenza di anticorpi antitiroidei non significa di per sé un malfunzionamento della ghiandola ma è il segnale di un’autoimmunità tiroidea e di un aumentato rischio di sviluppare un’alterazione della tiroide. La tiroidite di Hashimoto può restare asintomatica per anni, finché il valore del TSH è nella norma, e in questo caso si parla di tiroidite eutiroidea. 

I sintomi, come rallentamento metabolico e aumento di peso, si manifestano solo alla fine del percorso, quando arriva l’ipotiroidismo, e sono legati alla sua gravità: se il TSH è molto alterato si può assistere a un aumento della massa grassa abbinato a ritenzione idrica che comporta a sua volta un aumento di peso. Però l’incremento ponderale in genere è modesto e regredisce con l’introduzione della terapia sostitutiva con ormone tiroideo. 

Tiroide e peso in menopausa

Spesso le alterazioni della tiroide si manifestano in quella fase di passaggio cruciale nella vita di una donna che è la menopausa. E questo complica le cose. Infatti, calo di estrogeni e ipotiroidismo possono presentare sintomi simili: aumento di peso, disturbi del sonno, pelle secca, unghie fragili… Di chi è la colpa? Se non soffri di ipotiroidismo grave, i sintomi sono da attribuire più alla menopausa che alla tiroide. Perciò attenzione a non crearti false aspettative: correggere il TSH può non avere effetti sul girovita o sul gonfiore. 

Alimentazione e tiroide: verità e falsi miti

Cibi amici e nemici? In rete girano tantissime leggende metropolitane che spingono a demonizzare alcuni alimenti fino a bandirli dalla dieta. Ma la raccomandazione degli esperti rimane quella di una dieta bilanciata senza l’esclusione di nessun alimento. Almeno finché non arriveranno nuove indicazioni dalle ricerche sul microbiota, l’ecosistema di batteri che popola il nostro intestino: la sua composizione, infatti, potrebbe influire sull’assorbimento di due micronutrienti essenziali come iodio e selenio. Nell’attesa, ecco cosa sappiamo di certo. sull’alimentazione e la tiroide:

  • Iodio: protegge la nostra ghiandola e previene l’insorgenza di molti disturbi, come il gozzo e i noduli, mentre la sua carenza è tra le principali cause di ipotiroidismo. Ecco perché è importante utilizzare sale iodato fin da bambini e consumare alimenti ricchi di iodio come pesce, crostacei e uova. Il fabbisogno giornaliero è di 150 microgrammi, che in gravidanza e allattamento sale a 250 microgrammi. Attenzione: lo iodio che si respira nell’aria di mare non ha a che fare con la tiroide, conta solo quello che si assume con l’alimentazione.
  • Selenio: anche questo minerale, che favorisce la sintesi degli antiossidanti, è importante per la corretta produzione di ormoni tiroidei e la sua carenza sembra essere correlata a un maggiore rischio di tiroiditi autoimmuni. Le principali fonti alimentari sono la frutta secca e i cereali integrali.
  • Soia: assunta come integratore o come alimento interferisce con l’assorbimento di levotiroxina, l’ormone tiroideo sostitutivo. Per evitarlo basta distanziare di circa un’ora l’assunzione del farmaco, che va preso al mattino, dalla colazione. 
  • Crucifere: cavolo, broccoli, verza, rucola e cime di rapa sono stati accusati di favorire la formazione del gozzo in quanto interferiscono con l’assorbimento dello iodio. Però, perché questo si verifichi, ne andrebbero mangiate quantità enormi. Inoltre la cottura riduce la potenziale attività gozzigena.

Tiroide e attività fisica

Movimento e sport non solo fanno bene alla tiroide ma a tutto l’organismo, perché aiutano a regolare la produzione di ormoni. Ad esempio aumentano le endorfine e la serotonina, che agiscono sul tono dell’umore, e abbassano il cortisolo, che è correlato allo stress e se in eccesso provoca l’accumulo di grasso addominale. Senza contare che chi fa attività fisica ha un metabolismo basale più elevato, cioè brucia più calorie anche a riposo per sostenere le attività vitali. La regola d’oro? Attività costante e di media intensità. La passeggiata modello shopping non serve, ma neppure sfiancarsi dalla fatica. 



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